Pensare le cose in modo diverso: l’esperienza della Pink Academy in Frigomeccanica

Frigomeccanica, azienda leader nella progettazione, montaggio e assistenza di impianti di refrigerazione a servizio delle aziende alimentari, ha da poco concluso con Manpower Academy un corso tutto al femminile per la formazione di tecnici specializzati. Ne abbiamo parlato con Andrea Zanlari, Amministratore Delegato, per farci raccontare questa bellissima esperienza di gender inclusion nel settore industriale. 

Parliamo di forza lavoro: cosa è cambiato negli ultimi anni?

Mi occupo di Frigomeccanica da 15 anni, quello che posso dire è che in questo tempo, tutto sommato breve, a essere cambiato molto è anzitutto il bacino di giovani talenti da cui poter attingere. Ci sono sempre meno risorse disposte a iniziare un percorso specifico in azienda, una scarsità di potenziali candidati che riguarda un po’ tutte le aziende del settore metalmeccanico e non solo.

Di quali figure professionali si tratta?

Tecnici specializzati, che forniscono assistenza sia in fase di montaggio che a livello di manutenzione una volta che gli impianti sono stati installati. È un ruolo che richiede molta passione, sforzo, impegno, è faticoso sia a livello fisico che personale, perché necessita di disponibilità costante in quanto i tecnici visitano i vari clienti che sono in giro per l’Italia e per il mondo. Comprende un bagaglio di conoscenze dato da tanti anni di esperienza pratica, magari affiancando tecnici più esperti.

Quali strategie avete adottato per ovviare al fenomeno del talent shortage?

Abbiamo puntato sulla formazione con dei laboratori di Academy interni all’azienda. Ne abbiamo fatti due per tecnici frigoristi e un terzo in collaborazione con Manpower dedicato a un pool interamente composto da donne. 

La presenza di figure femminili all’interno dei team tecnici è una novità?
Sì, possiamo dire che fino a questo momento né noi né i nostri concorrenti ha tecnici frigoristi donne. Forse per motivi culturali, ma anche in termini di prestazioni fisiche, perché parliamo comunque di un mestiere faticoso, che richiede sforzi importanti. Per questo motivo abbiamo pensato di ritagliare una serie di servizi, che ricoprono un tempo di circa qualche migliaio di ore all’anno e che abbiamo delegato sempre alla figura del frigorista, che non sono impattanti dal punto di vista fisico, ma che richiedono comunque attenzione, capacità, cura del dettaglio. Ed è su questi servizi specifici che la Pink Academy si sta concentrando. 

Come è nata l’idea della Pink Academy?

Venivamo da esperienze precedenti molto positive, dove ci siamo occupati di formare gruppi di ragazzi partendo da zero per poi inserirli in azienda. Proprio questa costante necessità di sopperire al personale ha portato me e i miei colleghi, in particolare Gianluca Gombi, Production&Service Director, a fare una riflessione, a vedere il problema da un’altra prospettiva. Anche il confronto con Manpower, con cui ci eravamo trovati molto bene in collaborazioni precedenti, è stato proficuo e incoraggiante. Così abbiamo pensato di creare non dei frigoristi donne ma dei tecnici con mansioni specifiche e competenze mirate, abbiamo deciso di scommettere su questo progetto, ci crediamo molto e finora ci sta dando delle belle soddisfazioni: le ragazze ci mettono impegno, imparano velocemente e il resto del team si è mostrato disponibile sin da subito a supportarle. È un valore aggiunto per l’azienda, ci permette di pensare fuori dagli schemi e scommettere sull’inclusività, che è sempre la strada giusta, sotto ogni punto di vista. 

Che feedback avete avuto da parte dei vostri clienti?

Molto positivo. La differenza la fanno soprattutto le soft skills, l’approccio assunto nei confronti dei clienti e la modalità con cui si affrontano quelli che sono problemi anche molto urgenti, che possono arrecare ai clienti stessi danni non indifferenti. La tempestività e la capacità di approccio sono importanti, tanto quanto poi le competenze tecniche per risolverli.

Consiglieresti questa esperienza ad altre aziende?

Assolutamente sì, spero che il nostro progetto possa essere utile anche per altri, anche solo smontando qualche paradigma, per approfondire certi temi e magari cambiare punto di vista, penso possa essere utile anche in settori totalmente diversi dal nostro. È importante provare cose nuove, perché spesso, come in questo caso, possono essere fonte di tanta soddisfazione, un plus in più per l’azienda, per i suoi clienti e ovviamente per i collaboratori.

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