Libri per l’infanzia. Quando il futuro è un gioco da ragazzi

«Gli adulti hanno sempre bisogno di spiegazioni». Probabilmente non si tratta della frase più famosa per citare questo libro, ma di fronte all’iconica immagine di un serpente boa che digerisce un elefante scambiato per un cappello, in molti riconosceranno le parole del Piccolo Principe, il libro di De Saint-Exupery che emoziona da anni tutte le generazioni. Spesso associato esclusivamente ai libri per l’infanzia, si tratta in realtà di un’opera che si rivolge a tutti, senza distinzione tra grandi e piccoli, perché racchiude tra le sue pagine insegnamenti e lezioni di vita che delle volte crescendo ci dimentichiamo di applicare quando ci troviamo a dover comprendere chi siamo, come affermare la nostra identità o magari, perché no, anche nella scelta su quale sarà il nostro lavoro

La nuova edizione del racconto, edita Mondadori, con le illustrazioni realizzate dalla mano di Beatrice Alemagna,  è un invito a riflettere sull’episodio dell’elefante scambiato per un cappello. È uno dei più significativi infatti, soprattutto per quanto riguarda la transizione dalla dimensione di bambino ad adulto, e raccoglie un’importante morale nelle pagine appena successive: «Gli adulti mi hanno consigliato di lasciar stare i disegni di serpente boa e di interessarmi piuttosto alla geografia, alla storia, alla matematica e alla grammatica. È per questo motivo che ho abbandonato, all’età di sei anni, una magnifica carriera da pittore. Ero stato scoraggiato dall’insuccesso del mio disegno. Gli adulti non capiscono mai nulla da soli, ed è faticoso per i bambini spiegar loro le cose di continuo. Dunque sono stato costretto a scegliere un altro mestiere, e ho imparato a pilotare gli aerei». 

Spesso si dimentica che fin dalla tenera età, anche i bambini sono inconsciamente immersi nel mondo del lavoro, entrano in contatto con i profili di diverse professioni tramite storie e racconti che li appassionano grazie alle avventure dei personaggi, con i libri illustrati che sviluppano la loro fantasia, oppure con i giochi educativi in cui diventano diretti protagonisti. A chi non sarà capitato di giocare a fare la maestra di scuola o il dottore con i propri peluche?  

Tramite le attività interattive di queste situazioni, che sono educative e al contempo ludiche, i più piccoli vengono a contatto con figure e modelli a cui aspirare, e possono esperire in questo modo di una prima forma di orientamento per capire quali sono le loro passioni più sentite, e come potrebbero tradurle, una volta diventati grandi, nel lavoro “dei loro sogni”. 

Nella letteratura d’infanzia i bambini sono coinvolti dalle parole del testo tanto quanto dalle immagini che lo accompagnano e che restituiscono una forza espressiva capace di ispirarli e formare le loro personalità. Ne sono un esempio rappresentativo alcuni libri editi da Mondadori: Il mio piccolo Natale e A letto, bambini! E altre storie, quest’ultimo in uscita a febbraio dell’anno prossimo.

Il primo è un racconto dell’attesa trepidante per il periodo dell’anno più magico, scritto dall’inconfondibile penna di Astrid Lindgren, “mamma” di Pippi Calzelunghe, e illustrato da Cecilia Heikkilä, designer svedese e scrittrice per l’editoria infantile. La storia è ambientata in una fattoria dello Småland nel 1913 e racconta le avventure della piccola Astrid che, accompagnata dal papà e il fratello, si inoltra in un bosco immenso alla ricerca dell’albero di Natale perfetto. Il secondo, invece, è una riedizione in occasione dei sessant’anni passati dalla morte dell’autrice, Sylvia Plath; le illustrazioni di Claudio Munoz, Susanne Berner e Quentin Blake rappresentano tre storie tra cui quella di un ragazzino che sogna di vestire con giacca e cravatta, “come un vero adulto”. 

Se nell’approccio alla narrativa infantile non ci si limita a una lettura di primo livello, ma si indagano anche altri piani di interpretazione, i racconti accompagnati dalle immagini restituiscono una chiave più profonda che ha un impatto importante nella creazione dei modelli cognitivi dei bambini che saranno gli adulti di domani. 

È il caso di Il drago di mio padre di Ruth Stiles Gannett, che riporta la storia di Ascanio Ascensor, un racconto che come la stessa autrice racconta, «è stato dettato dal bambino che vive dentro di lei». Secondo un primo livello di lettura e interpretazione, Ascanio vuole salvare un drago prigioniero sull’Isola Selvaggia, leggendo però la storia attraverso gli occhi di un bambino, il protagonista diventa la rappresentazione di chi sogna di poter volare, e realizzare così un desiderio forse non troppo lontano da quello del piccolo lettore di quelle stesse pagine. Così come il volo diventa metafora di tante immagini sul futuro, allo stesso modo i libri per l’infanzia possono e dovrebbero essere letti come metafora per la formazione dei bambini che, una volta cresciuti, potranno cercare una risposta alla domanda: «che cosa vuoi fare da grande?» 

Tutti i libri citati sono editi Mondadori, e fanno parte della collana dedicata ai ragazzi per le fasce di età 4-6 anni e 7-9 anni.

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