Fondo Impresa Donna: bene, ma si può fare meglio

Lo scorso 2 ottobre, il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto interministeriale che ha reso operativo il finanziamento di 40 milioni di euro per il sostegno all’imprenditoria femminile. Si tratta del Fondo Impresa Donna, misura che si inserisce nell’ambito della missione “Inclusione e Coesione” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le cui risorse aggiungeranno un ulteriore contributo di 400 milioni.

Le donne italiane e il mondo del lavoro

Adoperarsi per raggiungere l’obiettivo della parità di genere è una necessità che si fa sempre più urgente nel nostro paese. Basta questo unico dato a spiegare (quasi) tutto: la differenza del tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni con figli in età prescolare, e donne senza figli è del 74,3%, un divario enorme. La cura della famiglia, e in particolare dei figli, continua a rappresentare per la maggior parte delle donne un limite per l’accesso al mondo del lavoro.

Le politiche sociali, in questo senso, si muovono su un doppio binario: favorire l’occupazione femminile da un lato e sostenere la genitorialità e l’equilibrio tra tempi di vita e lavoro dall’altro. Uno degli obiettivi correlati da poco enunciati riguarda l’incremento, entro il 2026, di 5 punti nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere, elaborato dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE).

Rispetto al tema dell’imprenditoria femminile, tra le misure adottate presso il Ministero dello Sviluppo Economico, c’è anche l’istituzione del Comitato Impresa Donna. Fra le sue competenze “rientra il formulare raccomandazioni relative allo stato della legislazione e dell’azione amministrativa, nazionale e regionale in materia di imprenditorialità femminile e sui temi della presenza femminile nell’impresa e nell’economia”.

Secondo quanto riportato da Unioncamere, alla fine del 2019 le imprese femminili iscritte al Registro delle Camere di commercio erano il 22% del totale, in costante aumento rispetto al 2014, ma comunque un numero decisamente basso. Le caratteristiche principali di queste imprese riguardano la loro concentrazione nel settore dei servizi e le loro dimensioni ridotte; infatti, 97 imprese su 100 non hanno più di 9 addetti al loro interno.

Purtroppo, però, l’emergenza sanitaria ha pesantemente penalizzato l’imprenditoria femminile, non solo interrompendone la crescita costante, ma facendo anche registrare un calo della loro presenza e rivelando come le imprese a gestione femminile abbiano più problemi di liquidità rispetto a quelle a gestione maschile.

Che cos’è il Fondo Impresa Donna?

Si tratta di un fondo istituito con la Legge di bilancio 2021 presso il Ministero dello Sviluppo Economico, dotato di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022. Le sue finalità riguardano tre macroaree:

  1. sostegno in fase di avvio e di consolidamento delle nuove imprese femminili, in particolare quelle che operano nel settore tecnologico;
  2. programmi e iniziative per la diffusione della cultura imprenditoriale tra la popolazione femminile;
  3. programmi di formazione e orientamento verso materie e professioni dove la presenza femminile va adeguata alle indicazioni di livello europeo e nazionale, in particolare rispetto alle discipline STEM.

Sono previsti contributi a fondo perduto per l’avvio di imprese femminili (in particolare per le imprese individuali e alle attività libero professionali, con un’attenzione specifica a quelle avviate da donne disoccupate di qualsiasi età) e finanziamenti agevolati per il sostegno alle attività di imprese già esistenti. Inoltre, il fondo è destinato anche a percorsi di assistenza tecnico-gestionale e attività di marketing e comunicazione, così come a strumenti di investimenti nel capitale e promozione del sistema imprenditoriale femminile italiano.

Chi sono le destinatarie del Fondo Impresa Donna e come beneficiarne

Il Fondo è destinato a quattro gruppi di donne imprenditrici:

  • Lavoratrici autonome;
  • Donne titolari di imprese individuali;
  • Società di capitale il cui CdA sia composto per almeno due terzi da donne;
  • Cooperative e società di persone con almeno il 60% di donne socie.

I criteri per l’assegnazione dei fondi seguono regole diverse a seconda che i beneficiari siano imprese già avviate o da avviare. In particolare, per queste ultime, il sostegno è a fondo perduto entro spese ammissibili fino a 100mila euro e copre l’80%, per un massimo di 50mila euro, percentuale che sale al 90% per le donne disoccupate. Se le spese ammissibili sono invece fino a 250mila euro, la copertura scende al 50%.

Per le imprese già esistenti (almeno da un anno e da non più di tre), il contributo è di tipo misto e, in particolare, il 50% a fondo perduto e il restante 50% con finanziamento agevolato, per un totale di copertura dell’80% delle spese ammissibili. Se le imprese hanno più di tre anni è possibile agevolare le spese di capitale solo con fondo perduto, mentre le spese per investimenti solo con fondo agevolato.

Il finanziamento richiesto deve riguardare programmi di investimento realizzati entro due anni. È possibile chiedere fino a un massimo di 250mila euro per le imprese da avviare e fino a 400mila euro per le attività già esistenti. Un altro aspetto interessante è la possibilità di cumulare il fondo con altri aiuti di tipo governativo. Ad oggi, si è in attesa di un ulteriore provvedimento con una specifica delle modalità di compilazione della data di apertura del bando e della modalità di compilazione della domanda, che molto probabilmente bisognerà effettuare online sul sito di Invitalia.

Fondo Impresa Donna: manca qualcosa

Senza dubbio, il Fondo Impresa Donna può fare affidamento su un bacino ampio di risorse economiche, e questo non potrà che ripercuotersi positivamente sul mondo imprenditoriale femminile italiano. Ma a mio avviso ci sono criticità che non sono state ancora prese in considerazione.

La prima riguarda le modalità di diffusione e accesso: in che modo si porteranno le stakeholder a conoscenza delle occasioni che il fondo ha in serbo per loro? Sono previste figure ad hoc che guideranno le imprenditrici attraverso tutte le fasi del finanziamento? Il rischio è quello di non aumentare la platea delle beneficiarie, ma di rivolgersi ancora una volta a quel gruppo ristretto di donne che già si muovono all’interno di questi meccanismi.

La seconda riguarda la copertura dei contributi. Rispetto alle imprese da avviare, ad esempio è evidente che saranno escluse tutte quelle donne che non avranno modo di finanziare la parte eccedente. In particolare, se donne disoccupate e senza fonte di reddito né risparmi, come potranno coprire la parte mancante? Lo stesso discorso vale per le imprese già esistenti; ne sono escluse praticamente tutte quelle che non hanno liquidità o che faticano ad averla. Per non parlare di quelle imprese che hanno più di tre anni di esistenza e che possono richiedere finanziamenti solo per attività di investimento.

La terza e ultima criticità riguarda la mancanza di obiettivi a lungo termine, che non sono meglio specificati. Sul sito del PNRR vediamo tre sparuti obiettivi collegati al Fondo Impresa Donna: il Decreto ministeriale per approvare il fondo; 700 imprese finanziate entro giugno 2023; 2400 imprese finanziate entro giugno 2026. Sotto al numeretto troviamo la striminzita dicitura: “imprese guidate da donne hanno ricevuto i finanziamenti previsti”. Quindi, un numero e una definizione sono un po’ pochino per obiettivi posti a una certa distanza temporale tra loro e non si fa il minimo accenno al monitoraggio e alle differenti tipologie di destinatarie. Le imprese guidate da donne non sono certo tutte uguali.

Insomma, parafrasando una famosa canzone italiana: si può fare di più!

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