Con #Ricuciamo le mascherine arrivano dalle carceri

Il coronavirus si combatte ora anche nelle carceri. È partito ieri #Ricuciamo, il progetto del Ministero della Giustizia e del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri, che vedrà 320 detenuti al lavoro per produrre mascherine negli istituti penitenziari di Bollate, Rebibbia e Salerno.

Obiettivo di questo progetto di inclusione è dotare di dispositivi protettivi tutto il personale delle carceri a livello nazionale e i detenuti stessi. Le mascherine realizzate in più saranno donate alla Protezione civile, che avrà il compito di distribuirle alle amministrazioni impegnate a fronteggiare la Fase 2 dell’emergenza sanitaria. I numeri sono consistenti: per l’avvio del progetto si punta a produrre 400mila mascherine al giorno grazie alle otto macchine industriali messe a disposizione (due sono arrivate ieri al carcere di Bollate), ma l’intenzione è di arrivare presto a quota 800mila. I macchinari saranno installati negli stabilimenti individuati per il progetto: quattro nell’istituto di Milano Bollate, due in quello di Salerno e due nel Polo di Roma Rebibbia presso il Servizio di Approvvigionamento e Distribuzione Armamento e Vestiario (SEDAV).

“Abbiamo sin dall’inizio fortemente creduto nella rilevanza simbolica e concreta di questo progetto, e abbiamo fortemente lavorato con tutti i partner per la sua realizzazione – dichiara Ernesto Somma, responsabile Riconversione industriale e incentivi della Struttura Commissariale –. Si tratta di trasformare l’emergenza in opportunità di recupero, di formazione e di riscatto. Nei tre istituti penitenziari interessati realizzeremo vere e proprie unità produttive organizzate e gestite secondo i migliori standard di efficienza dell’industria”. Per questo motivo i detenuti, informa il ministero, sono stati selezionati in base a competenze personali e ad attitudini professionali maturate, e riceveranno anche una formazione specifica oltre a essere regolarmente retribuiti dall’amministrazione penitenziaria. Un’iniziativa concreta ma anche simbolica, che pare voler dare una svolta dopo le proteste nelle carceri allo scoppio dell’emergenza proprio a causa della paura del contagio per insufficienza di misure protettive.

Al progetto partecipano come partner anche quattro aziende, Boston Consulting Group, Fca-Comau, ItaliaCamp e ManpowerGroup Italia, che hanno messo a disposizione strumenti e competenze. “Siamo orgogliosi di sostenere #Ricuciamo – afferma Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup Italia –. Per questo progetto coniughiamo la nostra esperienza con i profili specializzati, in questo caso nel settore tessile, la nostra capacità e gli strumenti per individuare le soft skills delle figure di coordinamento del programma, con il supporto della Fondazione Human Age. Siamo di fronte a un modello virtuoso in cui la formazione e la guida in un nuovo lavoro rivestono un ruolo cruciale nella funzione educativa della pena”. Sull’importanza di condividere le competenze insiste anche Pietro Gorlier, Coo della Regione EMEA di Fca, che ricorda l’impegno dell’azienda in più occasioni a sostegno del commissario straordinario: “Siamo orgogliosi di essere partecipi di questo progetto che ha una grande valenza sociale”. Proprio perché, come ricorda Stefano Cazzaniga, Partner e Director di Boston Consulting Group, si tratta di “una sfida che tutti ci siamo trovati ad affrontare e ha richiesto la virtuosa integrazione delle migliori capacità di pubblico e privato”.

“È un onore per noi essere promotori di #Ricuciamo – conclude Fabrizio Sammarco, amministratore delegato della Società ItaliaCamp –, progetto che si inserisce nel nostro impegno sull’Economia Carceraria e mette al centro la dignità della persona e delle sue relazioni sociali, generando nuovo valore per tutti coloro che la crisi sta isolando”.

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