The Davos Agenda: il lavoro che verrà

È iniziato con il collegamento in diretta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il World Economic Forum 2022, l’appuntamento globale che ha riunito nella cittadina di Davos (Svizzera) i grandi del mondo. Obiettivo: discutere le sfide del prossimo futuro, puntando sulla condivisione di strategie e conoscenze. Una mission a cui ha contribuito, anche quest’anno, ManpowerGroup. L’edizione 2022 del Forum, intitolata La storia a un punto di svolta: politiche governative e strategie di business, ha richiesto infatti più che mai capacità di analisi e visione, per identificare possibili soluzioni alle nuove complessità. Lavoro in primis.  

Come dimostrato dalla ricerca Employment Outlook Survey, presentata da ManpowerGroup nel corso del Forum, il mercato del lavoro sta vivendo una straordinaria contraddizione: da un lato, non vi è mai stato così tanto ottimismo per il futuro dell’occupazione, con il +33% di occupazione prevista per il terzo trimestre del 2022, dall’altro la carenza dei talenti a livello globale è ai massimi storici, con il 75% dei datori di lavoro – su oltre 40.000 intervistati in 40 Paesi – che fatica a trovare personale qualificato per ricoprire le posizioni ricercate. Guardando all’Italia, tra luglio e settembre 2022, i datori di lavoro prevedono il +23% di assunzioni (al netto degli aggiustamenti stagionali, con un + 13% rispetto al 2021). Anche lungo lo Stivale, però, il 72% delle aziende afferma di non riuscire a reperire profili specializzati. 

Eppure, chi detiene il talento, detiene il futuro. Soprattutto in settori come: IT & dati, Sales & Marketing, Operation & Logistics, Manufacturing & Production, Customer Facing & Front Office. Da qui, l’esigenza di investire in maniera sempre più decisa nella formazione. Le aziende sono chiamate a rafforzare la cultura dell’apprendimento, aiutando le persone a sviluppare nuove competenze e a prepararsi ai lavori del futuro. La formazione continua, i colloqui di feedback, i piani di carriera, diventano più che mai essenziali per motivare le persone. «Questa è la nostra opportunità: dobbiamo agire con urgenza, mettere a punto idee e collaborazioni audaci e dirompenti tra imprese, governi e istruzione. È il momento di ridisegnare un futuro migliore per i lavoratori: più qualificato, più diversificato e più orientato al benessere», ha affermato Jonas Prising, Presidente e CEO di ManpowerGroup. 

In un contesto segnato dal trend crescente delle Grandi Dimissioni, sempre più diffuse anche in Italia (l’Aidp, l’Associazione italiana direzione personale, afferma che interessano il 60% delle aziende italiane), è fondamentale chiedersi: cosa vogliono, davvero, i lavoratori? Una domanda cruciale per riuscire ad attirare e trattenere i talenti, spingendo le aziende a scommettere su nuove forme di lavoro, fatte di flessibilità, congedi, politiche di disconnessione, benefit e coinvolgimento valoriale delle persone. Un esempio è quello della settimana corta che pare possa progressivamente mandare in soffitta la tradizionale settimana lavorativa di cinque giorni, con orari dalle 9 alle 17. Le sperimentazioni, in questo senso, sono diverse, dal Belgio all’Islanda all’Inghilterra al Giappone (Microsoft Japan, ad esempio, ha registrato un aumento del 40% della produttività e della felicità dei dipendenti grazie alla settimana lavorativa di quattro giorni), e molte ancora ne verranno.  

Certo, parliamo di dinamiche che attualmente non sembrano applicabili a tutti i lavori. «Per evitare di polarizzare ulteriormente una forza lavoro già polarizzata, abbiamo bisogno di opportunità flessibili per tutti. Dalla nostra ricerca What Workers Want, condotta su 5.000 lavoratori in 5 Paesi, di tutti i livelli e tutti i settori, abbiamo scoperto quali sono i maggiori desiderata: il 45% dei lavoratori indica in cima alla lista dei desideri la possibilità di gestire in autonomia il proprio orario, il 36% invece auspica un maggior numero di ferie, il 35% punta sulla flessibilità in termini di luoghi di lavoro» – fa notare Prising.  

Maggiore autonomia e minore presenzialismo diventano, inoltre, una leva strategica anche per favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro. «Eventi eccezionali come una pandemia hanno la capacità di accelerare cambiamenti positivi: oggi abbiamo scoperto che lavorare in presenza non è fondamentale e questo può abilitare nuove opportunità anche per le donne. Rimane essenziale, certo, che i governi investano in politiche di welfare per la conciliazione familiare, ma anche le aziende possono e devono fare molto. Per questo, siamo ottimisti. I leader – ha concluso Prising – possono guidare il cambiamento rendendo le società realmente più inclusive».  

È possibile rivedere tutte le attività di ManpowerGroup al WEF 2022 dal sito: https://wef.manpowergroup.com/

 

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