Dal “sé digitale” la chiave per il personal branding

Con la rivoluzione tecnologica e un mondo sempre più digitalizzato, il mercato del lavoro sta subendo un rapido e radicale cambiamento, sospinto anche dalle esigenze del periodo pandemico. E se alcune professioni con il tempo tenderanno a essere meno necessarie, altre stanno emergendo, oppure arriveranno negli anni a venire, richiedendo competenze sempre nuove e un approccio al lavoro più dinamico, cioè capace di adattarsi alla metamorfosi continua delle esigenze aziendali, attraverso capacità soft come il problem solving e la flessibilità.

Sapere fare personal branding nel modo giusto è diventato essenziale dal punto di vista strategico, per sviluppare la propria carriera professionale facendo leva su elementi come la buona reputazione e la credibilità. Oggi ovviamente, grazie alla rete, il nostro biglietto da visita è molto più ampio e dettagliato che in passato, e consiste di tutte le informazioni pubbliche presenti online, comprese quelle che si trovano su social network come LinkedIn, Facebook e Twitter.

Proprio in questo contesto, caratterizzato da un flusso continuo di informazioni, si rende sempre più necessaria un’accurata progettazione, fondata sull’autenticità, per sviluppare un brand individuale capace di aiutare a raggiungere gli obiettivi di carriera. E di questo si è parlato in un confronto ad hoc in live streaming dal quartier generale di ManpowerGroup Italia: Digital You – fai carriera con il personal branding online. Digital You è anche il titolo dell’ultimo libro del personal branding strategist Luigi Centenaro, ospite dell’evento e che per Linc abbiamo incontrato a margine dell’evento.

Punto di partenza per la definizione degli obiettivi, e per sviluppare una metodologia di lavoro volta a creare valore, è il cosiddetto Digital You Canvas, uno strumento visuale (incluso anche nel libro, scritto insieme a William Arruda per Hoepli) pensato per chi cerca lavoro o vuole migliorare la condizione lavorativa, cominciando dal definire obiettivi nel breve o nel lungo periodo, per valorizzare il proprio profilo professionale, sfruttando anche il digitale e la tecnologia.

Luigi Centenaro, sappiamo che oggi è importante lavorare sul personal branding, ma da dove si parte per costruirlo in maniera coerente con gli obiettivi professionali?

In teoria, dal chiarire il proprio obiettivo professionale, altrimenti si finirà per sviluppare un brand per il motivo sbagliato. Una visibilità fine a sé stessa raramente porta dei benefici, e purtroppo l’esperienza mi dice che la maggior parte dei lavoratori non ha chiaro quale sia il proprio obiettivo professionale. In realtà, oggi è perfettamente naturale, anzi è un fattore da includere nel proprio sviluppo professionale: è sempre meno possibile prevedere in anticipo il proprio piano di carriera, e l’obiettivo nella carriera moderna è proprio quello di avere un obiettivo. Ma come fare a identificarlo?

Nel libro proponiamo un esercizio attraverso il modello del Digital You Canvas. Compilandolo è possibile ricevere un feedback con un test a basso costo per stabilire se si è credibili abbastanza, e quali siano i punti di forza e di debolezza del proprio brand personale. Attraverso questi semplici test, si può anche riuscire a chiarire molto meglio le proprie ambizioni, e mettere su carta i reali obiettivi e le problematiche che si dovranno affrontare. E i potenziali goal possono essere i più svariati, per esempio ottenere una promozione nella propria azienda, essere assunti da una nuova realtà, oppure sviluppare un proprio progetto personale. Un concetto a mio parere decisivo è quello dell’agilità – l’agile personal branding – per chiarire come la gestione sia profondamente cambiata rispetto al passato.

Che ruolo sta avendo il digitale in questo processo di cambiamento? In che modo ha impattato sul lavoro e sulla mentalità delle persone?

Il digitale ha creato innovazione senza permesso (disrupted innovation), determinando un cambiamento profondo e una trasformazione radicale in tantissimi settori. Di conseguenza, la rivoluzione ha coinvolto anche tutto il mondo del lavoro e, come risultato finale, gli stessi lavoratori si trovano costretti a riadattarsi continuamente. Per esempio, se nel settore bancario una volta si era abituati a certi ruoli, anche per decenni, ora è necessario sviluppare nuove competenze per riadattarsi rapidamente e adeguarsi a esigenze di lavoro mutate. Dall’altro lato, però, il digitale ha creato nuove opportunità, con la possibilità di strutturare nuovi modelli di lavoro che sfruttano le tecnologie d’avanguardia e i trend emergenti, come la sostenibilità e la lotta al cambiamento climatico.

L’altro pilastro del digitale è che le interazioni procedono a una velocità così elevata che i punti di contatto sono tantissimi. Una volta non era necessario curare l’immagine con troppa attenzione, perché i contatti erano comunque limitati e bastava interagire positivamente con questi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Oggi, invece, il proprio brand ha una connotazione universale e tutti possono vederlo e valutarlo, anche dall’altra parte del mondo, condizionando direttamente o indirettamente la carriera professionale.

Traslando l’io fisico all’io digitale, come cambia il modo di porsi e di proporsi agli altri? Su cosa è diventato fondamentale prestare attenzione?

Come detto, oggi le occasioni di interazione sono molteplici, ed è necessario avere una presenza digitale, perché risulta essenziale attivare contatti e relazioni pure in tal senso. Un altro elemento da considerare è che il digitale offre l’opportunità di dimostrare la propria competenza anche senza essere presenti di persona. La vera sfida del personal branding è fare in modo che gli altri, le persone importanti nell’aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi, si fidino di noi in anticipo.

Il digitale, inoltre, presenta la storia di vita completa, molto più dettagliata di un curriculum, e non permette di nascondere informazioni che precedentemente sono state rese pubbliche. Tutti possono accedere a questi dati, anche se molto spesso le persone non hanno la percezione di essere osservate. Quando agiscono dietro a uno schermo e utilizzano il digitale, è bene ricordare che non solo le informazioni sono sempre presenti, ma determinano anche un effetto sugli altri che inevitabilmente condiziona il loro pensiero. Quante volte capita che la gente pubblichi contenuti senza rendersi conto dei danni che sta producendo alla propria immagine, perdendo credibilità? È il caso, per esempio, dei personaggi pubblici che affrontano “temi da bar” con toni arroganti, come se stessero parlando solo con gli amici più stretti, anche se in realtà stanno scrivendo su uno spazio pubblico.

Da questo emerge l’importanza di utilizzare i profili social e i sistemi di comunicazione in maniera coerente con l’immagine che si vuole dare di sé. Una foto inappropriata ha un impatto negativo sia dal punto di vista sociale sia professionale. La distinzione tra sfera privata e pubblica non è così netta, se consideriamo che in un qualsiasi momento uno screenshot può fare sì che un messaggio rimanga in rete per sempre. Il metodo contenuto nel libro e il Digital You Canvas propongono di progettare questa coerenza partendo dalla propria autenticità.

Quali sono i consigli che tutti, o quasi, dovrebbero attuare per sfruttare al meglio le nuove opportunità del mondo digitale? Senza cadere nelle trappole più comuni…

Un aspetto che può apparire banale, ma di cui pochi si ricordano, è cercarsi sui motori di ricerca con una certa frequenza. L’esperienza mi dice che tutti dicono di farlo, ma pochi lo fanno realmente, e i grandi cambiamenti che ha introdotto Google negli ultimi mesi hanno creato non poche sorprese. E perché non sfruttare la rete anche per studiare i nostri concorrenti? In effetti, in molti trascurano questo aspetto: ci sono anche gli altri, coloro che puntano alla stessa opportunità che stiamo valutando. Oggi, quasi tutti hanno dei canali social, come per esempio LinkedIn, ed è possibile valutare e analizzare gli aspetti peculiari del loro posizionamento, traendone i giusti spunti e insegnamenti per differenziarsi. Si tratta ovviamente di un’arma a doppio taglio, in quanto anche gli altri possono fare la stessa cosa in modo speculare.

Infine, un suggerimento semplice e pratico può essere di chiedere agli altri come ti presenterebbero a qualcuno di importante per la tua carriera: ascoltando con spirito critico ciò che dicono, si può imparare molto sulla nostra immagine. Tutti abbiamo già un personal brand, volenti o nolenti, ed è bene fare in modo che sia funzionale al nostro obiettivo, una volta che lo si è identificato.

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