Un futuro umano-centrico

“Ci troviamo in un mondo capovolto. Niente sarà più come prima, specialmente in un Paese come l’Italia. Non torneremo a una normalità pre-pandemia. Ci attendono grandi sfide e nuove opportunità, con un obiettivo di fondo: ri-umanizzare la nostra realtà”. In questa previsione di Gerd Leonhard, Ceo di The Futures Agency, futurista e uno delle cento persone più influenti al mondo secondo il Wall Street Journal, prende corpo ogni riflessione sul domani. Sul mondo che ci aspetta dopo il coronavirus, dopo la spinta al digitale senza precedenti e dopo tutte le difficoltà vissute nell’anno appena passato. Ed è un mondo in cui, inevitabilmente, persone e tecnologie si troveranno a interagire per costruire qualcosa di nuovo, forse come mai prima d’ora.

Sarà però un futuro umano-centrico – capace cioè di porre le persone al centro di ogni trasformazione – secondo quanto emerso dalla live talk “The Human Centric Future” organizzata il 14 gennaio presso la Triennale di Milano da Jefferson Wells, brand di ManpowerGroup, e moderata dall’attore Germano Lanzoni (Il Milanese Imbruttito) e dalla conduttrice televisiva Petra Loreggian. Se tanti scenari sono ancora incerti, per gli speaker del convegno competenze, formazione, carriera e sviluppo professionale, ma anche agilità e flessibilità davanti al cambiamento saranno comunque le cifre principali della trasformazione nel mondo del lavoro. La tecnologia guiderà la nostra società in modo radicale e al contempo nelle aziende diventerà sempre più cruciale coinvolgere le persone con empatia e responsabilità.

Una leadership per ispirare

In questa fase di transizione, imprescindibile è il ruolo di un leader, chiamato a farsi carico delle persone che guida. Lo ha spiegato Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup Italia: “È importante raccogliere le sfide che la tecnologia e la trasformazione digitale ci stanno presentando, ma mai come oggi dobbiamo ripartire dall’uomo per creare valore condiviso per tutta la comunità. Abbiamo bisogno di ricercare nuovi modelli di leadership che siano in grado di ispirare, attrarre e coinvolgere empaticamente. Il vero leader è una persona autentica che combina skill tecniche e “human touch” ed è votato al progresso, inteso come motore di una crescita sostenibile ed inclusiva per le persone e le organizzazioni”. Ed è lo stesso “tocco umano” a guidare anche il lavoro di Jefferson Wells, che si occupa di recruitment di professionisti senior ed executive: “Anche nella selezione del personale, il primo elemento è sempre la componente umana. Il secondo è l’oggettività delle valutazioni – ha detto Alessandro Testa, Jefferson Wells Director –. Ci aspettiamo un futuro sfidante ma molto promettente per quanto riguarda il lavoro. Ed è per questo che continueremo a lavorare sui processi di selezione del top management, attraverso l’utilizzo di standard valutativi basati su assessment e analisi dei big data, predittivi della performance dei leader nel contesto aziendale, uniti allo al tocco umano che caratterizza il suo team”.

Sì alle macchine, ma vincono l’uomo e l’etica

Il 2020 ha portato a una forte digitalizzazione di tutti i settori. Abbiamo cambiato abitudini, lavoriamo da remoto, Zoom e Teams fanno parte della nostra quotidianità. Ma cosa resterà nei prossimi mesi? “Il Covid-19 ha accelerato moltissimo il nostro salto nel futuro – ha osservato Gerd Leonhard –. Le imprese spingono sulla tecnologia e l’umanità è destinata a cambiare nei prossimi dieci anni molto di più rispetto a quanto fatto nel secolo scorso. Il lavoro da casa è diventato la normalità, ma più avanziamo verso il digitale più ci rendiamo conto della differenza tra l’uomo e la macchina”. Non si tratta tanto di capacità, anche perché un computer farà calcoli molto più velocemente di un essere umano in ogni caso, bensì di qualità intrinseche che restituiscono all’uomo un valore unico. “L’essere umano ha resilienza, creatività, agilità e coraggio – ha concluso il futurista –, una macchina no. La tecnologia guida la nostra società ma spetta all’etica definirla. Ecco perché dobbiamo stare attenti al futuro: è tempo di tornare ai valori e di reinventare”.

Mettersi in gioco in prima persona

Le parole del Ceo di The Futures Agency si concretizzano innanzitutto nelle esperienze di chi, in prima persona, ha messo a frutto quelle qualità umane per imprimere un cambiamento alla propria vita. Come Cristiana Capotondi, che da attrice è diventata una delle figure principali del calcio femminile: “Entrare nel mondo del calcio ha significato per me realizzare un sogno – ha spiegato la capa della Delegazione Nazionale Femminile Calcio, già intervistata da Linc –. È una galassia molto complessa, ancora di più nel dietro le quinte dove lavoro io. Ma a un certo punto della mia vita ho sentito l’esigenza di cambiare. E così l’ho fatto, sulla scorta dell’esempio delle persone che stimo di più, le quali, pur avendo avuto successo in un certo ambito, hanno il coraggio di buttarsi in percorsi diversi”. Così è stato in parte anche per Elena De Cia, laureata in matematica ed entrata come consulente in Aprilia Racing giovanissima, durante la tesi. Ora è Control Strategies and Model Support Manager della divisione sportiva dell’azienda: “Mi sono trovata, da matematica e senza alcune competenze tecniche, a essere un riferimento sulla pista per gli ingegneri – ha raccontato –. Ed è stato lì che ho capito l’importanza di adattarsi e andare sempre alla ricerca di nuove idee”. Ma non è solo questione di tecnica: “La tecnologia è solo uno strumento che ci consente di raggiungere gli obiettivi che ci poniamo in minor tempo. La valorizzazione del capitale umano è probabilmente la sfida più grande che ci aspetta”.

Tra competenze e fattore umano

La scommessa per il futuro è quindi quella di trovare nuovi modi di trasformare il fattore umano in una leva per accrescere le competenze, sempre più anche nel mirino degli investitori. “Una ricerca recente del nostro gruppo dimostra che l’88% degli investitori chiede ai Ceo di focalizzare gli investimenti nella costruzione di competenze per creare vantaggio competitivo – ha illustrato Francesco Leone, Managing Director and Partner Boston Consulting Group –. Ecco perché oggi i leader devono impegnarsi nel dare un purpose che ispiri l’organizzazione e investire su un sistema di attrazione dei talenti basato su diversity, team, sustainability ed engagement, che sono tra i valori più importanti per le nuove generazioni”. In questo contesto la tecnologia diventa un elemento abilitante del cambiamento, tale per cui la tecnica è messa al servizio di un processo in cui l’essere umano è comunque protagonista. Lo sa bene un’azienda come Sanofi: “Competenza, etica, umanità, inclusione e lotta a ogni forma di discriminazione guidano il nostro gruppo da sempre – ha detto Marcello Cattani, presidente e amministratore delegato Sanofi Italia –. Il 2020 ha riportato la salute al centro dell’attenzione pubblica, accelerando l’evoluzione di tutto il nostro settore. Ma al contempo ha innescato la necessità di un nuovo umanesimo nelle organizzazioni: senza la forza di un team, nessuna innovazione è davvero possibile”. Dunque competenze hard ma anche soft: “In un momento così delicato quale è quello che stiamo vivendo diventa cruciale investire sullo sviluppo delle competenze hard e soft delle persone – ha ricalcato Roberto Cascella, Executive Director People Management & HR Transformation Intesa Sanpaolo –. Il “continuous learning appetite” diventerà sempre più cruciale per sviluppare continui processi di apprendimento e di up-skilling. Dobbiamo, come aziende, spingere sulla capacità di creare connessioni e di coltivare relazioni sociali, che consentiranno di promuovere l’innovazione, creando valore”.

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