Responsabilità ed empatia, quando il Ceo è anche papà

Sei ceo, sei papà a confronto sul tema della paternità e della managerialità. Il tutto per far emergere modelli di organizzazione del lavoro coerenti con le esigenze di un mondo che cambia incessantemente. Ancor di più in tempi di emergenza come quelli che sta vivendo il nostro Paese.
Il dibattito-laboratorio, organizzato online da Life Based Value, in collaborazione con Promundo e Valore D è stata l’occasione, oltre che per celebrare la festa del papà, di scoprire quanto diventare genitori possa arricchire l’esperienza professionale, aiutando i leader a raggiungere i propri obiettivi. Come ha ricordato Giuseppe Cerbone, ad di Sole 24 ore, che ha introdotto l’incontro, moderato da Riccarda Zezza, che sul tema è piuttosto preparata avendo fondato al piattaforma Maam, Maternità as a master.

A dialogare tra loro, rigorosamente via Skype, i ceo di grandi realtà come ManpowerGroup, Deliveroo, Samsung, Trenord, Cargeas e Avanade.

Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup, nel suo intervento ha posto l’accento sui concetti di empatia, responsabilità e di confronto. “Ho tre figli – dice –  e quello che sto sperimentando, ancor di più in questi giorni di smart working, è come ognuno di loro abbia bisogno di un approccio diverso. In azienda questo non viene sempre fatto, si tende a standardizzare le interazioni con i colleghi, si cerca una medicina che funzioni per tutti. Invece i figli ti spingono a metterti  in other people’s shoes, nei panni dell’altro”.

Per Barberis la paternità fa quindi bene al ceo. “In un certo senso tiene a bada il tuo ego perché tornare in famiglia, dove le gerarchie non sono così rigide, è come tornare alla realtà. In casa i ruoli si definiscono ogni giorno, bisogna stare al passo dei propri figli e considerare sempre in quale fase della crescita sono”. Anche per questo è fondamentale ricercare il confronto che va rafforzato durante i periodi di crisi. “Si percepisce un senso di smarrimento davanti all’emergenza. I nostri figli si sentono isolati. La nostra responsabilità di genitori è quella di dar loro fiducia e in questo ritrovo un elemento richiesto anche a chi ha ruolo di responsabilità in azienda. Il leader deve portare fiducia ai colleghi”.

Un punto di vista che si ritrova anche nelle parole di Carlo Carollo, vp Samsung, che ha spiegato come ci siano competenze acquisite grazie al management dei figli spendibili anche nel lavoro. “In azienda occorre dare chiarezza al team, incanalare energia e celebrare i successi e i fallimenti. Ed è la stessa cosa che faccio nella mia dimensione genitoriale, a maggior ragione quando i figli sono piccoli. Semplifico la realtà per rendergliela codificabile ed è una capacità che torna sempre utile”.

Marco Piuri, ceo Trenord, ha sottolineato invece l’importanza della leadership generativa. “Quando si hanno certi ruoli in azienda – spiega – si tende a pensare di avere tutto sotto controllo e di decidere ogni aspetto del lavoro. La vita non funziona così e i figli te lo insegnano bene: non funziona il meccanismo azione e reazione. Pensiamo di averli educati allo stesso modo ma agiscono in modo autonome”. Fondamentale quindi lasciarli liberi di esprimersi. “I miei figli mi hanno insegnato che bisogna fare tutto come se dipendesse da te, sapendo che l’esito non lo determini tu. Ecco perché è importante parlare di freedom management. L’organizzazione aziendale se viene fatta e pensata per permettere l’espressione della libertà funziona meglio”.

I figli hanno invece mostrato ad Armando Ponzini, ceo Cargeas, come migliorare in termini di pazienza e gentilezza. “Da quando sono arrivati loro il mio modo di dare feedback è cambiato. All’inizio della mia carriera quasi ferivo le persone, anche se mai con cattiveria. Ero troppo schietto e diretto e spesso è un approccio che non funziona. Da padre oggi chiedo scusa più spesso e cerco di capire di più gli altri prima di parlare”. Oltre ad avere pazienza quando collaboratori non raggiungono al volo i risultati. “È un po’ come spiegare ai figli il primo tuffo in piscina. Devi confrontarti con loro per convincerli e avere un atteggiamento tollerante verso gli errori”. Emiliano Rantucci, ceo Avanade ha ricordato invece l’importanza  della qualità del tempo specie quando si cerca di far combaciare vita privata e lavorativa. Il tema della qualità del tempo è centrale in entrambe le dimensioni. Cerco di ottimizzare il tempo passato con i miei i figli e questo approccio ritorna anche nel lavoro quotidiano. Penso alle riunioni troppo lunghe e alla qualità dei processi decisionali. Sono stato prima padre e poi ceo ed è un continuo apprendimento in entrambi i casi”.

Matteo Sarzana, general manager Deliveroo, spiega di aver appreso dai figli a negoziare in modo efficace e a influenzare in modo positivo le persone. “Ho sperimentato quanto sia più semplice influenzare i comportamenti dei figli invece che imporre una decisione dall’alto. In breve mi hanno insegnato a usare il pensiero laterale per aggirare l’ostacolo. E poi ho capito di dover essere un modello. Nel passaggio dalla teoria alla pratica dovevo diventare una guida credibile in grado di dare l’esempio. Il che vale anche in ufficio”.

Sei testimonianze, insomma, di quanto vita e lavoro siano due dimensioni strettamente (e fortunatamente) intrecciate.

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