LincMagazine

Rimettere le persone al centro dell’Italia post pandemia

Scritto da Diana Francesca Cavalcoli | 22/01/21 10.00

“È importante oggi parlare degli scenari futuri dell’occupazione per uscire dagli slogan e mettere sul tavolo la complessità del tema – ha spiegato in apertura dell’incontro Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup Italia -. La nostra riflessione combina la dimensione giuridica e delle risorse umane. Ma al centro c’è sempre la persona che è l’asset principale non solo delle aziende ma della società civile”. Un approccio evidente nel gruppo, come emerso durante il webinar “Ripensare il futuro partendo dalle persone” organizzato da ManpowerGroup e moderato dal giornalista Fulvio Giuliani. “L’obiettivo di Talent Solutions – aggiunge Claudia Cassan, Talent Solutions Director ManpowerGroup – a livello global e anche in Italia è proprio quello di riuscire a fare regia, a dare la direzione nel gestire e nell’affrontare il 2021. Siamo più forti di come siamo entrati nel 2020  ma lo scopo finale è aiutare le aziende ad affrontare un cambiamento epocale del sistema economico, politico e sociale guardando però a un mercato del lavoro sostenibile. Parola che rappresenta il fulcro di tutto il nostro ragionamento”.

La cura delle persone attraverso la sostenibilità

E di sostenibilità, intesa come cura dell’umano, ha parlato anche Francesco Borgomeo, presidente e amministratore delegato di Saxa Gres, che ha raccontato il salvataggio dell’ex Ideal Standard, specializzata in ceramiche. L’imprenditore ha parlato della necessità di scollegare l’occupazione dal prodotto e collegarla alla professionalità. “Bisogna coltivare le persone e fare sì che abbiano la possibilità di dare un contributo all’azienda. È chiaro che progetti di rilancio industriale devono avere un piano solido alle spalle. Servono nuovi percorsi che fanno leva sui nuovi trend”. Come l’economia circolare e la sostenibilità. “Abbiamo brevettato un sanpietrino con materiali di recupero. È chiaro che devi cambiare prodotto e processo produttivo, ma l’innovazione e la partecipazione delle persone sono le chiavi di volta. Le macchine le compri, le competenze no”. Una visione che emerge anche nelle parole dell’avvocato Francesco Rotondi che ha spiegato come “la formazione orientata al mercato non è tipicamente un pensiero italico ma deve diventare invece la chiave per progettare il futuro. Ecco perché bisogna ripensare la scuola e l’università”.

Il vero tema è il mindset

Sul fronte aziendale due interventi hanno sottolineato l’importanza del fattore umano quando si parla di business. Patrizia Radice, Chief Human Resources Officer di Saras, operativa nel settore della raffinazione del petrolio, ha parlato dell’urgenza di continuare a investire e di come “è dovere del management accompagnare il Ceo nel comprendere che l’immobilismo durante una crisi non è mai la soluzione”. Andrea Lo Faso, People and Organization Staff Functions di Enel, ha invece raccontato quanto le persone e la loro capacità di innovare siano strategiche per un’azienda immersa in un settore, come quello dell’energia, che sta vivendo un grande cambiamento: “L’evoluzione richiede sì la trasformazione dei sistemi produttivi ma anche una rivoluzione complessiva delle persone e di adeguamento delle loro conoscenze. Il vero tema è il mindset, occorre essere aperti al mondo e cogliere stimoli e input da a fuori per trasformarli in una conoscenza”.

Oltre la crisi

Giampiero Castano, già consulente del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), esperto di gestione delle relazioni industriali e sociali, ha infine posto l’accento su quello che ancora c’è da fare per l’industria e per le persone. “In questi mesi di crisi mondiale – dice – abbiamo come Paese gestito la vita sociale in modo adeguato. Non ci sono state tensioni ingovernabili. I problemi sono stati affrontati con dimensione di partecipazione dei cittadini, mancano però dei tentativi di guardare al futuro. Il Paese è come addormentato“. Secondo Castano lo smartworking, ad esempio, non è la panacea a tutti i mali così come non lo è la Cig o il blocco dei licenziamenti. Occorrono relazioni industriali mature. “Stiamo vivendo una crisi delle relazioni industriali. Gestire una serie di strumenti importanti senza un sistema coerente di relazioni tra le parti sociali e senza pianificazione, è dannoso. Manca la capacità di riorganizzare le aziende in vista della fase nuova e occorre poi che i sindacati tornino a fare i sindacati a livello nazionale”. E a mettere le persone al centro, in modo sistemico.